E FU SUBITO NELLO!

Conobbi il Dottor Nello Di Spigno durante i preparativi del Congresso Nazionale ESRA del 2010 che si tenne a Cremona. Fu Marco Scardino, incaricato di presiedere l’evento insieme a Massimo Nolli e a me, a presentarmi Enrico Barbara e Nello di Spigno.

Bastarono poche parole ed uno sguardo e fu subito Nello! Proprio cosi: entrambi uomini di mare, lui livornese doc ed io ligure, ci volle poco a capire che tra noi sarebbe stata un’intesa perfetta; fatta principalmente di emozioni intense, condivisione di intenti, univoca visione professionale ed umana.

Non ebbi mai l’onore di lavorare al fianco di Nello ma all’inizio della nostra “avventura Orthopea” visitai spesso la Clinica San Camillo di Forte dei Marmi dove Enrico e Nello lavoravano allora. Lui non amava apparire, ma entrando in Blocco Operatorio si respirava subito la sua presenza; era il riferimento operativo di colleghi ed infermieri.

Costantemente impegnato nella ricerca del miglioramento, da grande professionista poneva estrema serietà e competenza nella cura dei “suoi” pazienti.

Non ho mai lavorato al fianco di Nello ma ho avuto il piacere di avere con me alcuni suoi allievi; anestesisti molto preparati e disciplinati che hanno avuto in lui una stupenda guida, un maestro di anestesia e di vita.

La sua vita era fatta di sveglie all’alba per entrare presto in ospedale e di rientri a casa alla sera per stare con la sua famiglia. Ad ogni nostro incontro parlava sempre di Laura, sua moglie, ed i suoi figli. Già perché Nello non era solo un magnifico anestesista ma un uomo straordinario; come padre, come marito e come amico sincero. I suoi occhi azzurri sprigionavano una vitalità intensa, un’intelligenza fina; sapeva e faceva ridere con il suo humor pungente e raffinato.

Che piacevoli serate quelle in compagnia di Nello! Ricordo che in uno dei nostri ultimi incontri, forse alla cena sociale del Congresso Esra di San Giovanni Rotondo, ci mettemmo vicini allo stesso tavolo; lui disse che per la sua pensione, dopo una vita di lavoro fatta di grandi soddisfazioni ma anche di sacrifici e disciplina, immaginava una casa sulla spiaggia, a tal punto vicina al mare da poter mettere i piedi in acqua dalla sedia del terrazzo senza bisogno di alzarsi. E lo diceva divertendo tutti, facendo seguire la sua tipica risata.

Il coronavirus lo ha incontrato in ospedale a Castellanza, come sempre al suo posto di lavoro, mentre si  dedicava alla cura dei “suoi” pazienti.

Il coronavirus lo ha portato via, vigliaccamente, dopo mesi di lotta in Terapia Intensiva, proprio quando il desiderio di poterlo riabbracciare sembrava qualcosa di più che un flebile bisbiglio.

Ora, amico mio, ti immagino in quella spiaggia con i piedi scalzi sulla battigia mentre osservi il mare con il tuo sorriso sornione. Tieni i tuoi occhi fissi su di noi, mentre noi continueremo a guardare a te; a te che riempi i nostri cuori.

 

Paolo Perazzo