Autori:
- Huixu Ma1, Hairuo Wang1, Xiaotao Long1, Zexiang Xu1, Xiaohua Chen1, Mingjin Li1, Tao He1, Wei Wang1,
Lei Liu2* and Xi Liu3*
Riferimenti: Journal of Orthopaedic Surgery and Research
First published: 3 February 2021
COMMENTO ALL’ARTICOLO
L’articolo si inserisce nella ampia letteratura sull’impiego di acido tranexamico nelle fratture di femore nell’anziano.
Tali fratture si associano a importante perdita ematica peri/postoperatoria. Dal ricovero alla dimissione viene riportata una riduzione dei valori di emoglobina mediamente di 2-3 g/dl a seconda del tipo di frattura, con una perdita ematica complessiva anche > 1000 ml, in pazienti spesso già anemici e con multiple comorbilità. La trasfusione di emazie (nei vari studi tra il 20 e il 60% dei pazienti, fratture extracapsulari > intracapsulari) comporta costi e rischi, mentre l’anemia postoperatoria rallenta il recupero funzionale.
Dato l’impatto della patologia, in crescita con l’invecchiamento della popolazione, e anche alla luce della possibilità di estendere programmi ERAS agli anziani fratturati, è fondamentale lo sviluppo del PBM in questa categoria. A seguito del consolidato impiego nella chirurgia protesica elettiva, negli ultimi anni si è sviluppata una importante letteratura sulla efficacia e sicurezza dell’acido tranexamico nella frattura di femore.
L’acido tranexamico, derivato sintetico della lisina, agisce come inibitore competitivo dell’attivazione del plasminogeno in plasmina, riducendo la degradazione della fibrina e quindi la lisi dei coaguli formatisi (non ha azione pro-trombotica); riduce il ricorso a trasfusione nella chirurgia protesica elettiva di circa il 30%. Il farmaco, sintetizzato più di 50 anni fa, ha guadagnato popolarità in seguito ai due trial CRASH-2 nel trauma (2011) e WOMAN nell’emorragia postpartum (2017).
Nel 2017 un editoriale di Goobie e Frank su Anesthesiology “Tranexamic acid. What is known and unknown, and where do we go from here?” indica, per l’impiego del farmaco nella frattura di femore, le certezze già acquisite (efficacia nella riduzione delle trasfusioni) e la necessità di ulteriori ricerche in merito a dosaggio e regime di somministrazione (bolo unico vs bolo +infusione, somministrazione ev +/-locale) alle concentrazioni plasmatiche efficaci, alle controindicazioni e al rischio tromboembolico nei pazienti fragili ad alto rischio, per lo più esclusi dai trials, e che rimane probabilmente il fattore di maggiore incertezza. L’articolo proposto indaga la somministrazione precoce di acido tranexamico per ridurre la perdita ematica nell’intervallo tra trauma e intervento.
Segnalo inoltre altre letture di approfondimento:
“The efficacy and safety of intravenous tranexamic acid in hip fracture surgery: a systematic review and meta-analysis”. Journal of Orthopaedic Translation 2019 19, 1-11.
“Efficacy and safety of intravenous tranexamic acid administration in patients undergoing hip fracture surgery for hemostasis. A meta-analysis.” Medicine 2017
“Efficacy and safety of tranexamic acid in geriatric hip fracture with hemiartroplasty: a retrospective cohort study.” BMC Muscoloskeletal Disorders (2019)
“Single dose of tranexamic acid effectively reduces blood loss and transfusion rates in elderly patients undergoing surgery for hip fracture: a randomized controlled trial” Vasileios S.N., Bone Joint J. 2021 Mar; 103-B(3) 442-448.